
E' con grande orgoglio che sto seguendo la direzione dei lavori della casa natale e laboratorio dello scultore nisseno Michele Tripisciano. I lavori sono attualmente in corso...
Terzogenito, dopo Benedetto e Michela Maria e prima di Giuseppe (morto a 1 mese), Giuseppa (morta a 2 anni), Giuseppe e Carmela (morta a 4 anni), figlio di Ferdinando Tripisciano (1826 - 1904) di professione quartararo (vasaio), e di Calogera Falci (1834-1916) [1], nacque nell'antico quartiere della Saccarella a Caltanissetta. Sin da piccolo ebbe dimestichezza con le argille con le quali creava bozzetti vari. Cosa questa che fu notata dal barone e suo mecenate Guglielmo Luigi Lanzirotti e dell'onorevole Pugliese. Questi lo indussero nel 1873 a studiare a Roma presso l'Ospizio San Michele dove fu allievo del prof. di disegno figurato Alessandro Coccanini, del prof. di prospettiva Enrico Becchetti, del prof. di architettura Pietro Benedetti e del prof. Coccurri di ornato.
Successivamente operò dal 1880 al 1888 nella famosa scuola-bottega dello scultore Francesco Fabi Altini, dove imparò che «la scultura deve vivere» nel rispetto della forma accademica.
Nel 1884 realizza la sua prima opera premiata, Mario sulle rovine di Cartagine, per il concorso dell'Accademia nazionale di San Luca, dove conquista la medaglia d'argento.
Nel 1888, ormai maturo e consapevole dei suoi mezzi, lascia lo studio dello scultore Fabio Altini e prende uno studio proprio in via Aureliana a Roma. Successivamente si sposa con Edvige Carli dalla quale avrà un figlio, Ferdinando.
Tripisciano rimase a Roma per più di un ventennio partecipando attivamente alla vita artistica della capitale e conoscendo giornalisti, poeti ed artisti; pur mantenendo forte il legame con la città natale, anche per la presenza dei genitori e della sorella che tornava ogni estate a visitare.
Le sue capacità tecniche e la sua adesione a modelli formali classici gli consentirono di ottenere importanti commesse di opere pubbliche commemorative in varie parti di Italia: infatti tutta la sua produzione è grandemente celebrativa. Dopo il successo dell'inaugurazione del Monumento a Giuseppe Gioachino Belli, avvenuta il 4 maggio 1913 e realizzata in tempi molto stretti e per questo fisicamente provato, Tripisciano decise di ritornare a Caltanissetta per un necessario riposo.
«Che il tuo genio nel marmo hai così impresso
Che pur mirando ad eternare il Belli,
Sei riuscito a immortalar te stesso!»
Qui, a seguito di un'improvvisa infezione polmonare, morì il mattino del 21 settembre 1913 a soli 53 anni, nella sua casa natale di via Ciantro Marrocco, 32.[3] Venne sepolto il martedì 23 settembre alle ore 10.00 nella Cappella dei Lanzirotti.
Lasciò in testamento tutte le opere e i bozzetti in gesso (gipsoteca) del suo studio alla città di Caltanissetta. Questa solamente dopo il 2010 crea il museo a lui dedicato, oggi aperto al pubblico. Egli donò, anche, la sua intera raccolta di libri alla biblioteca Scarabelli. Inoltre, secondo le cronache, memore dell'episodio di cecità temporanea, subita in giovane età, donò diecimila lire dell'epoca per la sezione oculistica dell'ospedale civile nisseno.
Inoltre, lasciò un fondo di 6.000 lire per l'erezione di un busto ad opera di un suo amico, Enrico Quattrini, con la sua effigie: busto che verrà eretto nel 1922 nella piazza a lui dedicata.
Il 21 settembre 2013, per i cento anni della morte, la città di Caltanissetta ha ospitato diverse manifestazioni commemorative alla memoria dell'illustre concittadino scomparso cento anni prima;[4][5] tra queste, in occasione della "Notte di Cultura", è stato presentato il numero 12 della rivista Archivio Nisseno[6] edita dalla Società Nissena di Storia Patria che ospita 150 pagine interamente dedicate all'artista.
Inoltre, la stessa mattina in coincidenza dei cento anni esatti della morte, alla presenza dei parenti dell'artista, delle autorità e del Vescovo, viene benedetta ed inaugurata la tomba monumentale dedicata allo scultore nisseno.[7] L'unica erede vivente dello scultore: Lucia Politi Tripisciano critica l'idea di spostare le spoglie mortali del nonno da sempre tumulate nella tomba della famiglia del Barone Lanzirotti che fu il suo mecenate e benefattore.[8]
In data 11 ottobre 2013 nei locali del museo Tripisciano viene inaugurata la mostra: "I disegni di Tripisciano", mostra di disegni e pitture inedite dell'artista. Questi disegni e pitture sono conservati presso collezioni private e sono state eccezionalmente esposte, insieme alle opere in gesso e in marmo conservate nello stesso museo nisseno, in occasione della commemorazione del centenario della scomparsa dell'artista.[9]